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domenica 30 novembre 2008

San Leonardo di Vandoeuvre e San Leonardo di Noblac Santi eremiti di stirpe franca

San Leonardo di Vandoeuvre e San Leonardo di Noblac Santi eremiti di stirpe franca





Dopo la conversione dei Franchi, avvenuta alla fine del V secolo, si ebbe, nella dolce terra di Francia, la fioritura dei Santi solitari e penitenti.
Era necessario dare, a quella popolazione da poco convertita ma ancora protervamente desiderosa di dominio e di ricchezze, l'esempio della più sublime rinuncia, della più alta spiritualità e della più fervente carità.
Due Santi di questo tipo, vissuti quasi contemporaneamente in Francia, hanno ambedue il nome di Leonardo: Leonardo da Tongres e Leonardo da Noblac. Il primo, morto verso il 575, è festeggiato oggi; il secondo tra non molto, il 6 novembre.
Leonardo da Tongres si stabilì in un romitorio nella diocesi di Mans, in una località detta Vandoeuvre e oggi chiamata, in suo onore, Saint-Léonard-des-Bois. Alcuni discepoli lo seguirono presto nella solitudine boscosa di Vandoeuvre, dove si formò quindi un monastero di solitari e penitenti.
San Leonardo di Noblac vien detto figlioccio di San Remigio, il convertitore del Re Clodoveo e della Regina Santa Clotilde. Per quanto di nobile discendenza, anch'egli scelse la vita dell'eremita, stabilendosi in una celletta nei pressi di Limoges. Anche attorno a lui si raccolsero alcuni compagni, che dettero vita -e vita esemplare - al monastero di Noblac. Un aspetto dell'insegnamento di questi due Santi fu particolarmente importante. Essi predicavano che non dovevano esserci differenze, nell'ordine spirituale, tra servi e padroni, tra nobili e schiavi. Tutti, liberi o sottoposti, avevano il dovere di servire la gloria di Dio e il diritto di provvedere alla perfezione della propria anima, soprattutto attraverso la vita monastica.
Questi insegnamenti, se malamente o malevolmente interpretati, potevano avere ' nella primitiva società dei Franchi, un aspetto quasi sovversivo. Infatti, nel caso di San Leonardo da Tongres, alcuni calunniatori riferirono al Re Clotario che l'eremita, invitando alla vita monastica tanto i liberi quanto gli schiavi, minava pericolosamente le basi della società francese.
Il Re mandò i suoi ufficiali per allontanare dal paese il sovvertitore. Questi però furono favorevolmente colpiti dall'umanità e dall'evangelica saggezza del Santo penitente tanto da far presto ricredere il Re nella sua opinione. Clotario fece allora dono generosamente all'eremita della foresta entro la quale egli viveva con i suoi compagni.
Proprio per questo inusitato insegnamento, la tradizione devota attribuì ai due Santi di nome Leonardo la prodigiosa liberazione di innumerevoli prigionieri." Tutti gli incarcerati i quali elli visitava - scrive di uno di essi la Leggenda Aurea - immantenente erano assoluti ". E ancora di più: " Chiunque chiamava il nome suo ne la carcere, incontanente si rompevano i legami, e andava libero senza contradiamento di persona ".
Anche dell'altro San Leonardo si legge che " impetroe a Domenedio che chiunque fosse tenuto in pregione, incontanente che chiamasse il nome suo, fosse libero ". Per questo, gli ex voto più frequenti nei santuari dei due Santi, dopo la loro morte, furono le catene appese dagli ex prigionieri, che attribuivano la loro liberazione all'intercessione dei due eremiti, veri sovversivi in quella grande rivoluzione cristiana che è la Carità.

La prima cosa certa che riguarda s. Leonardo di Noblac o di Nobilicum o di Limoges, è che le prime notizie sulla sua esistenza risalgono al secolo XI, nelle “Historiae” di Ademaro di Chabannes scritte verso il 1028; dove si racconta che nel 1017, venne scoperto un supposto capo di s. Giovanni Battista a Saint-Jean-d’Angély e i fedeli dei dintorni accorsero portando le reliquie dei loro santi fra le quali quelle di s. Leonardo confessore nel Limusino.
Qualche anno dopo il 1030, fu messa in circolazione un’anonima “Vita sancti Leonardi” con l’aggiunta della descrizione di nove miracoli a lui attribuiti.
Secondo gli studiosi agiografi successivi, questa “Vita” è molto favolosa, ma rimane comunque il più antico racconto e ad esso ci rifacciamo.
Leonardo nacque in Gallia al tempo dell’imperatore Anastasio I (491-518), i suoi genitori erano nobili franchi amici di re Clodoveo (481-511), il quale volle fargli da padrino nel battesimo.
Da giovane rifiutò di arruolarsi nell’esercito, come era uso per i nobili franchi e si pose come discepolo di s. Remigio, arcivescovo di Reims (438-530), il grande evangelizzatore dei Franchi che aveva convertito e battezzato lo stesso re Clodoveo.
Il santo vescovo aveva ottenuto dal re convertito, di poter chiedere la liberazione dei prigionieri che avesse incontrato e anche Leonardo, preso da grande fervore di carità, chiese ed ottenne lo stesso favore, liberando così un gran numero di infelici prigionieri, vittime delle guerre barbare di quei tempi.
La sua santità andava molto diffondendosi e Clodoveo I gli offerse la dignità vescovile, che Leonardo rifiutò, ritirandosi come eremita prima presso S. Massimino a Micy, poi si diresse a Limoges. Si racconta che attraversando la foresta di Pavum nei pressi di Limoges, dove si era stabilito, si trovò a soccorrere la regina Clotilde, che era al seguito del re Clodoveo per la caccia e che era stata sorpresa dalle doglie del parto; Leonardo con le sue preghiere, le concesse di superare i dolori e quindi di dare alla luce un bel bambino.
Clodoveo per riconoscenza, gli concesse parte del bosco per edificarvi un monastero, che lo stesso Leonardo delimitò montato su un asino.
Il santo eremita edificò un oratorio in onore della Madonna, dedicando anche un altare al suo maestro, s. Remigio, da tempo defunto in fama di santità.
Un pozzo da lui scavato si riempì miracolosamente di acqua e chiamò quel luogo “Nobiliacum” in ricordo della donazione di Clodoveo, re nobilissimo.
Le regioni già cristiane di Germania, Aquitania, Inghilterra, furono pervase dalla fama che circondava il santo eremita; sia a Micy presso Orléans, che a Nobilac accorrevano malati di ogni genere, che solo a vederlo, ritornavano guariti; ma soprattutto il santo liberava i carcerati, che erano essenzialmente prigionieri di guerra (si ricorda che la pena in quei secoli era corporale o pecuniaria per le punizioni, la detenzione serviva per riscuotere i riscatti).
I prigionieri dovunque lo invocassero, vedevano le catene spezzarsi, i lucchetti si aprivano, i carcerieri si distraevano, le porte si spalancavano; questi infelici riacquistata la libertà, accorrevano da Leonardo per ringraziarlo e molti rimanevano con lui.
Parecchi familiari del santo eremita si stabilirono nei dintorni del monastero con le loro famiglie, dando così origine ad un villaggio, che poi prenderà il suo nome. S. Leonardo morì il 6 novembre di un anno verso la metà del VI secolo, certamente dopo il 530, anno in cui era morto il suo maestro, a cui aveva dedicato un altare.
Dall’XI secolo, il suo culto prese ad espandersi in tutta l’Europa Centrale, ed altre ‘Vite’ successive, con racconti di strepitosi miracoli a lui attribuiti, ne aumentarono la conoscenza e la devozione; furono erette in suo onore varie centinaia di chiese e di cappelle, il suo nome fu inserito nei toponomastici e nel folklore popolare.
Fu particolarmente venerato all’epoca della crociata e tra i suoi devoti si annovera il principe Boemondo d’Antiochia (Boemondo d’Altavilla, 1050-1111, figlio di Roberto il Guiscardo) che preso prigioniero dagli infedeli nel 1100 durante la I crociata, venne liberato nel 1103, attribuendo la sua liberazione al santo che aveva invocato; quando tornò in Europa donò come voto al santuario di Saint-Léonard-de-Noblat, delle catene d’argento, simili a quelle che lo tenevano legato.
Il ‘Martirologio Romano’ lo celebra il 6 novembre; s. Leonardo è molto raffigurato nell’arte, quasi sempre con le catene, simbolo della sua particolare protezione per i carcerati ingiustamente; per questo è patrono anche dei fabbricanti di catene, di fermagli, fibbie, ecc., inoltre viene invocato per i parti difficili, mali di testa e malattie dei bambini; contro la grandine ed i banditi; a lui si rivolgono anche gli obesi.
In Belgio è patrono dei minatori del bacino minerario di Liegi; introdotto dai Normanni, il suo culto si diffuse anche in Sicilia, testimoniato dalle tante opere d’arte che lo raffigurano, come del resto in tutta Europa.


Autore: Antonio Borrelli

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